Come vi ho già accennato
qui, in questo periodo non posso cucinare come vorrei... Ma tale senso di mancanza è attenuato dalla lettura e da dove questa mi "trasporta" assieme alla mia immaginazione. Ed è così che mi sono immersa nelle cucine degli altri! Alcune simili alla mia e quindi così familiari, altre di terre un po' più lontane, mediorientali, piene di spezie e di magia...
CAFFÈ BABILONIA
"... Nell'enorme frigorifero con lo sportello di vetro erano stipate grandi terrine blu di terracotta ricolme di insalata di pollo persiana (lenticchie, pomodoro, cetriolo, menta e pollo fritto), dolmeh e salsine (formaggio e noci, yogurt e cetriolo, babaganoush, un purè aromatico di melanzane, e hummus piccante, una crema di ceci) e, insieme alla feta, il formaggio stilton e il cheddar. Dall'altro lato della stanza, di fronte al frigorifero, c'era un enorme forno a legna per il pane. Nel suo ventre a cupola cuoceva l'ultima infornata di pane sangak, lungo più di un metro, che si gonfiava in monticelli dorati, decorato con spolverate di semi di papavero e di nigella. Il resto del pane (il lavash sottile come carta, il barbari croccante, grossi pezzi di sangak, ma anche un classico filone di pane bianco a fette) era già stato ricoperto con un tovagliolo per mantenerne la freschezza. E a sobbollire sui fornelli, sotto il controllo amorevole di Marjan, c'erano una piccola pentola di zuppa di cipolle bianche (che non ha niente a che fare con quella francese, perché utilizza foglie secche di trigonella e pasta di melagrana), l'ultima pentola di zuppa di lenticchie rosse e una pentola più grande di abgusht, una ricca pietanza a base di agnello, piselli spezzati e patate..."
LA CUCINA COLOR ZAFFERANO
"... Accanto al biglietto, vicino a una pianta di basilico e un boccale di terracotta pieno di penne, c'era un vasetto di vetro con il coperchio nero. Quando lo presi in mano, mi lasciò sulle dita una polvere fine. Sul lato, nella grafia di mia madre, stava scritto Zaferan: inchiostro nero su un'etichetta bianca. Era colmo a metà di stami arancio, rossi e ocra, interi e frantumati: zafferano di croco. Svitai il coperchio e annusai il contenuto, e fu come aspirare l'essenza della mia fanciullezza. Aveva qualcosa quel profumo: terragno, acuto, dolce e delicato. Pensai a mia madre: doveva già essere arrivata a Mashhad. Conoscevo la città soprattutto in fotografia e per le storie che mi aveva raccontato, e un poco anche perché ci ero stata qualche volta durante le vacanze estive, quando ero molto piccola. Misi un pizzico di zafferano nella tazza e ci versai sopra l'acqua bollente, guardandola diventare lentamente color ambra..."
LA SCUOLA DEGLI INGREDIENTI SEGRETI
"... Spezza in due la cannella.
Il bastoncino di cannella era leggero, arrotolato come un friabile rotolino di carta di papiro. Non un bastoncino, ricordò lei mentre lo osservava più da vicino, bensì corteccia, il punto d'incontro tra il dentro e il fuori. Crepitò quando lei lo ruppe, rilasciando un aroma, in parte caldo e in parte dolce, che le fece pizzicare occhi e naso e formicolare la lingua anche se non l'aveva nemmeno assaggiato.
Aggiungi la scorza di arancia e la cannella al latte. Grattugia il cioccolato.
Il panetto duro e rotondo di cioccolato, avvolto in cellofan giallo a strisce rosse, era lucido e scuro quando lei lo scartò. Produsse un suono aspro mentre sfregava contro la sezione più fine della grattugia e cadeva in morbide nubi sul piano di lavoro, emanando un aroma di polverose stanze buie piene di cioccolato semidolce e vecchie lettere d'amore, cassetti in fondo ad antichi scrittoi e le ultime foglie d'autunno, mandorle, cannella e zucchero..."
PANE E ACQUA DI ROSE
"... Sulla cucina economica, una grande stufa verde marca Aga sopravvissuta a quattro guerre (civili e non) e a una ribellione di patrioti, sobbolliva una pentola di zuppa di melagrana. Dal coperchio fuoriusciva un profumo talmente erotico e provocante che, come la seducente Salomè, rivelava falsi profeti a ogni velato movimento. L'aroma dolce e languido delle melegrane si era avvolto attorno al cuore..."